La Storia

La STORIA del Teatro Cinema CANTERO

Il Teatro Cinema Cantero di Chiavari rappresenta un importante esempio di spazio teatrale e, sotto molteplici punti di vista, un unicum in Liguria.

In primo luogo, questo monumento costituisce un’importante testimonianza della tipologia di edificio teatrale dell’inizio del XX secolo. Tale tipologia, sviluppatasi a seguito della nascita del cinema e al generale cambiamento della fruizione degli spettacoli, ha dato luogo a uno spazio di transizione tra il teatro ottocentesco e gli spazi cinematografici e teatrali del novecento.

L’edificio, inoltre, è ricco di un apparato decorativo, che ci perviene ben conservato e rappresenta una delle prime applicazioni della tecnologia del cemento armato per un teatro nel contesto della Riviera di Levante.

Il teatro cinema Cantero, situato nel centro della città di Chiavari e per il Tigullio, rappresenta un punto di riferimento costante dalla sua apertura – avvenuta nel 1931 – ad oggi, luogo di molteplici rappresentazioni teatrali e cinematografiche. Va rimarcato che dopo la demolizione del Teatro Verdi di Chiavari, il Cantero è la presenza più antica di spazio teatrale di quest’area e testimone di un’ampia attività teatrale, che ha documentato tradizioni.

Si rimarca, infine, come questo teatro sia giunto all’oggi privo degli interventi fortemente trasformativi e delle manomissioni che normalmente hanno colpito gli edifici coevi.

Per tali ragioni, che di seguito saranno meglio sviluppate, appare evidente l’interesse culturale che necessariamente conduce alla dichiarazione da parte di questo Ministero.

Cronologia

La famiglia Cantero fu animatrice con Andrea e i figli Gabriele, Giovanni, Vittorio, Adelina, Lucia e Andrea, delle prime proiezioni fin dal 1908 nella chiesa sconsacrata di San Francesco. I fratelli Cantero gestirono i primi cinema della città di Chiavari: il teatro cinema Radium, il cinema Edison Centrale e il Teatro pro Chiavari, mentre poi fu promotore di altre aperture.

Il progetto del nuovo teatro fu affidato all’ingegnere chiavarese Ido Gazzano e presentato il 25 dicembre 1925. La commissione Edilizia del comune ne autorizzò l’edificazione il 16 gennaio 1926, concedendo quindici mesi per la conclusione dei lavori. Non si hanno notizie sul perché i lavori si protrassero molto più a lungo ma il complesso fu terminato non prima del 1930, anno leggibile sul frontone di proscenio.

Evidentemente l’esigenza di creare un nuovo teatro nacque certamente da una necessità economica di espandere lo spazio teatrale a disposizione. Infatti, e significativo che già durante la costruzione del Cantero, la famiglia provò a prendere in gestione anche il più importante teatro della zona, Teatro Verdi sempre a Chiavari. La famiglia Cantero non ottenne la concessione dell’importante Teatro, che avrebbe senza dubbio aumentato quantitativamente e qualitativamente l’incidenza dell’impresa. Come risulta da una lettera de|1929 il Commissario prefettizio Salvatore Brignardello comunicò ai Cantero la netta opposizione a richieste in tal senso, affermando che I’adesione avrebbe comportato una sorta di esclusiva della famiglia rispetto ai teatri del Tigullio e che ciò sarebbe stato non corrispondente all’interesse della Cittadinanza.

La conseguenza di tale rifiuto non portò a contrastare l’ascesa del nuovo spazio teatrale. Infatti mentre il Teatro Verdi non venne più usato come tale fino alla sua infausta demolizione nel 1964, il Cantero divenne padrone assoluto della scena, dal giorno della sua inaugurazione ai giorni nostri.

A quanto riportano i testi, il Teatro fu inaugurato ufficiosamente il 15 gennaio 1931 con la proiezione del fìlm muto Il bacio, con Greta Garbo, mentre il 15 febbraio dello stesso anno ebbe luogo il Primo Grande Veglione Mascherato, avendo ricevuto nella stessa mattinata l’autorizzazione all’agibilità.

Il Teatro continuò ad operare come cinema, a quanto risulta, ininterrottamente, passando dal muto, al sonoro, alla proiezione a colori, fino a giungere nel 2010 alla proiezione in 3D.

Oltre a ciò fu il luogo di innumerevoli spettacoli del repertorio operistico e drammaturgico, fino, anche, a spettacoli sportivi come incontri di boxe. Rammentando brevemente alcuni eventi: la prima opera rappresentata fu la Tosca, il 15 maggio 1937:

  • - un Barbiere di Siviglia nel 1939, con la presenza di Lina Pagliughi;
  • - opere eseguite dalla compagnia del Cario Felice di Genova, durante la guerra;
  • - concerti sinfonici e da camera;
  • - commedie come I rusteghi e La locandiera con Elsa Merlini nel 1950, concerto lirico con Fiorenza Cossotto nel 1961;
  • - Le Nozze di Figaro nel 1985.

Non e esagerato affermare che ad oggi, questo monumento rappresenta l’unica struttura teatrale di un certo rilievo dell’area che va da Genova a La Spezia (con la sola eccezione del Teatro Sociale di Camogli, che attualmente è ancora inattivo).

Descrizione

Il Teatro Cinema Cantero è conservato delle sue molteplici parti che si possono così schematizzare:

  • - Il portale di ingresso
  • - Il ridotto con biglietteria
  • - Il ridotto
  • - La sala
  • - Il palcoscenico
  • - Locali di servizio

Il portale di ingresso, posto sull’angolo sinistro del lato a mare della Piazza Mateotti, è realizzato con doppia apertura ed inquadrato da un motivo architettonico in marmo grigio. Sopra il portale campeggia una ampia scritta sui vetro, che riporta il nome. L’unico elemento fuori luogo è la pensilina che protegge le porte d’ingresso, probabilmente degli anni ’70.

Attraverso al porta di sinistra si accede al ridotto. Questo è ancora dotato della originaria biglietteria, ricavata in apposita guardiola sulla sinistra rispetto all’entrata, e sala guardaroba di fronte all’ingresso.

Il foyer è quindi raggiungibile sia dalla piazza, attraverso la porta di sinistra, sia dal ridotto. Tale ambiente è costituito da un ampio salone che da accesso alla platea e alle scale che conducono all’ordine dei palchi.

La sala è insolitamente grande e, stante alle cronache, poteva contenere fino a 1.300 persone (oggi ne contiene meno, essendo non agibile il loggione ed essendo cambiati gli standard di sicurezza).

La sala è realizzata su impianto a forma di ferro di cavallo, più larga di quella classica all’italiana; la platea è ampia ed è delineata da tre ordini orizzontali, che si sviluppano in modo differenziato.

Il primo ordine è occupato da 12 palchi nei fianchi e da una gradinata nella parte frontale.

Il secondo è occupato da 12 palchi nei fianchi e da una gradinata nella parte frontale.

Il terzo dal loggione costituito da due corridoi e da una seconda gradinata in quella centrale. Tale piano sommitale ospita anche l’affaccio della cabina di proiezione.

I primi palchi, cui se ne aggiungono 2 al piano del proscenio, sono inquadrati da un ordine gigante, in modo da costituire il canonico gruppo dei palchi della barcaccia.

La platea, pavimentata con il parquet originale, è arredata con le sedie originali, è servita da un ambulacro, delimitato da sottili pilastri, che segue la forma a ferro di cavallo.

Tra il proscenio e la platea è posto il golfo mistico, che, si rileva, non è sempre presente nella forma teatro-cinema.

Il palcoscenico che misura centonovantadue metri quadri, giunge a noi completo di molte parti, quali la graticcia, posta a 16 metri di altezza, il sottopalco, i meccanismi di azionamento a varicello. Il palcoscenico risulta quindi una macchina funzionante, in grado di movimentare le scene, come all’origine.

Infine il teatro dispone dei locali di servizio originali che sono posizionati sui lati della sala e sul retro del palcoscenico.

Caratteri architettonici, costruttivi ed elementi decorativi.

Il teatro cinema Cantero rappresenta come già detto, una eccezionalità sia per la conservazione e completezza con cui ci perviene, completa della gran parte degli elementi di arredo e degli elementi decorativi, sia per la concezione e la qualità architettonica.

Un elemento che distingue tali realizzazioni dalle precedenti e relativo alla tecnologia utilizzata che passa dalla tradizionale struttura mista in muratura e in carpenteria lignea alla struttura in cemento armato. La struttura permette una leggerezza dei sostegni e una ampiezza delle luci, che determina I’eleganza delle forme della sala.

Come già descritto gli elementi della sala si distribuiscono su tre ordini. Questi sono connotati architettonicamente da tre parapetti continui sui quali si impostano colonnine composite, per l’intera lunghezza al primo piano parzialmente al secondo, mentre risulta libero per il terzo.

L’apparato decorativo è improntato a forme neoclassiche che vengono però sottilmente intrecciate ad una trama di segni di derivazione Liberty. Classici sono i capitelli delle colonnine, delle paraste di proscenio, le cornici dentellate, gli acroteri ed i festoni, i sottili decori del soffitto. Sono invece derivazione Liberty la gran parte degli elementi pittorici, di cui si accenna sotto, e alcuni elementi specifici decorativi, come lo stemma con la data dell’arcoscenio; gli infissi ed altri arredi, con scritte illuminate, indicanti le uscite di sicurezza.

Ricco è l’uso dei materiali. La connotazione cromatica della sala, certamente neoclassica, raggiunta con un fine equilibrio tra le dorature degli stucchi, le tenui ocre dei fondi intonacati e i velluti rossi dei rivestimenti. Le pavimentazioni degli ambienti principali sono in graniglia policrome alla genovese. Diversificato e l’impiego dei marmi che utilizza almeno quattro qualità: una breccia grigia e una rossastra, un marmo dalle diversificate venature, ed un broccatello ocra. La breccia grigia e rossastra caratterizza il portale d’ingresso, mentre i lambrini sono tutti policromi (quello della sala è costituito da 3 marmi differenti), a volte impreziositi da disposizioni a libro aperto.

Il complesso è dotato di un ampio apparato decorativo che risulta perfettamente conservato.

Si possono citare:

  • Le due maschere classiche, la Tragedia e la Commedia, opera dello scultore Robero Ersanilli (1869.1944);
  • le decorazioni a fresco, comprendenti varie figure femminili allegoriche e i riquadri del ridotto e dell’ingresso (con figurazioni dedicate ad alcuni musicisti) ed i bassorilievi in stucco, raffiguranti le figure femminili danzanti, poste nel foyer, sono opera di Luigi Sfrondini (1896-1935);
  • le decorazioni a stucco opera di Ottavio Papini (1875-1945).

Inoltre un accenno ad un aspetto non secondano: il Teatro Cinema Cantero conserva gran parte degli arredi. Notevoli sono gli infissi lignei, realizzati dalla ditta Brizzolara, come mostrano le etichette ancora presenti. Gli infissi, costituiti da una struttura principale ed una secondaria, a volte in legno curvato, giungono completi. Si menzionano le maniglie decorate in ottone e leghe, forse autarchiche; si notano, in particolare, le decorazioni dei maniglioni d’ingresso, che riprendono la lettera C di Cantero. Inoltre si accenna ai vetri decorati a sabbiatura, presenti in molti infissi.

Sono originali le poltrone di sala, realizzate in tubolare metallico piegato ed imbottito di velluto rosso.

Un altro elemento che risulta originale è quello costituito dalla grande varietà di apparecchi illuminanti. Si rammentano i piccoli lampadari dei palchi, il grande lampadario della sala, i binari porta-lampadine posti sul bordo dei parapetti (per una illuminazione artistica), le già menzionate segnaletiche luminose, i lampadari del foyer.

Riferimenti culturali

Infine, per comprendere meglio le valenze culturali del monumento si espongono alcune valutazioni circa il contesto culturale in cui è nato, Per finalità analitiche si distinguerà, tra ciò che rappresenta la tipologia e la connotazione stilistica.

Lo sviluppo della tipologia del teatro-cinema, ovvero di uno spazio teatrale progettato per la doppia funzione, non è un fatto ancora sufficientemente approfondito dall’indagine storiografica. Ancora oggi non si distingue tale nozione e parlando di questo Teatro soventemente si incontra il riferimento al teatro all’italiana come al modello su cui esso è impostato.

Risulta invece chiaro che la tipologia della sala e caratterizzata almeno da due aspetti: il mantenimento di alcuni elementi provenienti dalla tradizione del teatro ottocentesco all’italiana, ma anche la introduzione di elementi differenti, relativi al teatro e, ovviamente, al cinema del XX secolo.

Tale evoluzione avviene in un periodo piuttosto ristretto che sta tra il secondo e terzo decennio del XX secolo, anche se sviluppa aspetti già presenti nella seconda metà del XIX secolo. Da un punto di vista storico si colloca durante la prima espansione del cinema muto e si riversa in nuove forme con la nascita del cinema sonoro.

Ciò cui si assiste è, in sostanza, è un radicale mutamento della sala, all’abbandono della forma a palchi, in continuità peraltro con quella già operata nei teatri fin du siècle, per adottare una forma a cavea, con gradinata continua o sovrapposta. Tale evoluzione corrisponde, evidentemente, al mutare radicale delle esigenze sia funzionali che concettuali. Cambia l’accesso al teatro che non è più legato ad un palco, proiezione di un dominio proprietario, e si sviluppa I’esigenza di una postazione più libera, relazionata ai biglietto d’ingresso. Cambia la stratificazione sociale del pubblico, che si amplia sempre più verso una fruizione di massa. Cambia anche la committenza della rappresentazione teatrale che, col cinematografo, diventa di tipo industriale.

Vale la pena ricordare che il primo teatro a cavea, antesignano dei molteplici successivi, è il Festspielhaus di Bayreuth (1876), costruito con la consulenza di Goffried Semper e voluto dal grande compositore Richard Wagner. Come dice Fabrizio Cruciani: la vera innovazione alternativa del Festspielhaus è nella definizione della sala: poiché lo scopo è quello di vedere e udire, Ia sala è ad anfiteatro con i posti a sedere collocati a ventaglio (..) Ia rottura con Ia sala all’italiana è netta: ma va ben compresa. Quello che cambia non è il rapporto frontale spettatori-scena (…) il cilindro spaziale del teatro all’italiana tendeva a creare un ambiente “interno”, non definito da pareti che segnino il limite dello spazio ma da altri ambienti (palchi, i vuoti da cui si guarda); l’ambiente si costituiva come intreccio di relazioni. Nel teatro di Wagner non c’è altra relazione che quella tra sala e scena, funzionalizzata dalla scena come altro da sé; le pareti laterali diventano una delimitazione dello spazio.

Caratteristica del Teatro Cinema Cantero è quella di cercare un equilibrio, forse inconsapevole, tra i due diversi mondi. E’ mantenuta la presenza dei palchi, in modo da cercare di alludere a quell’interno, privo di pareti, del teatro all’italiana. Un interno che era ben presente nel vicino teatro Verdi e che dava l’illusione di una fruizione ancora aristocratica o alto-borghese dello spettacolo.

Vengono, però, introdotte le cavee, permettendo quel tipo di relazione tra spettatore e scena, o tra spettatore e schermo, che risulterebbe inadeguato, oltre che non funzionale, col il sistema a palchi.

Quali fossero i modelli del progettista Ido Gazzano e del committente, i fratelli Cantero, non è rintracciabile nella bibliografia, mancando attualmente studi che indaghino il retroterra culturale di entrambi. Certamente il Gazzano era un ingegnere con solida preparazione che si affiancava agli altri professionisti, sempre di livello, che operavano in quegli anni a Chiavari. Il suo tipo di ragionamento doveva essere, con tutta probabilità, pratico. I suoi modelli potrebbero essere stati mutuati da pubblicazioni (manuali o riviste), come dagli esempi più vicini. In Italia si può assistere ad uno sviluppo di una sala con caratteristiche simili (anche se non identiche).

Senza dubbio sia il progettista che l’impresario avevano chiaro che il nascendo teatro cinema doveva far fronte ad una domanda diversa da quella tradizionale, sia qualitativamente che, soprattutto quantitativamente. Il programma sembra questo: la nuova struttura avrebbe assicurato buon guadagno funzionando come cinema e, all’occorrenza, sarebbe stata utilizzata, come teatro.

Va ricordato che il cinema era un genere dì spettacolo in straordinaria crescita, con le prime proiezioni già alla fine del XIX secolo. La prima proiezione della storia avvenne il 28 dicembre 1895 a Parigi, grazie ad un’invenzione dei fratelli Louis ed August Lumiere. Genova la prima proiezione, sempre dei films dei Lumiere, avvenne già il 30 maggio 1896 alla Sala Sivori, mentre a Chiavari giunse nel 1906. Le tappe di evoluzione che portarono al sonoro nel 1927, passarono per un enorme successo di tale rappresentazione artistica. L’esperienza dei Cantero in proposito, che nell’area del Tigullio furono i primi imprenditori nel settore, giustificava l’ingente investimento. Va rimarcato che l’attività cinematografica era quindi il motore principale dell’operazione, conditio sine qua non, mentre l’attività teatrale non forniva le stesse prospettive di buon investimento.

Bisogna quindi ammettere la lungimiranza del progetto che, in ultima analisi, ha retto fino all’oggi, autofinanziando, di fatto, un’attività teatrale privata, la quale ha proventi probabilmente non sufficienti a rendere l’intera operazione redditizia.

Più semplice è la valutazione da un punto di vista stilistico: il Teatro Cinema Cantero si situa ai confini di una stagione di architettura ecclettista che aveva determinato lo sviluppo tra la fine del XIX secolo ed i primi del XX secolo di Chiavari. Da qui, come s’è detto la cifra neoclassica, che per antonomasia connota la forma del teatro.